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La Scuola di Yoga “Sùrya” nasce nel novembre del 2003 per iniziativa del suo fondatore Ottaviano Fuoco, studioso di cultura indiana ed insegnante di Yoga, come Associazione Sportivo Culturale US ACLI, riconosciuta dal CONI.
La scuola è un centro dove è possibile praticare lo HathaYoga e non solo, possiede una biblioteca ed una Sala da thè. Organizza seminari di Shodo e di Nada Yoga, incontri di studio, concerti, conferenze, approfondimenti sulle discipline orientali.

martedì 16 settembre 2014

Vivere senza alcun dolore






“Il dolore è troppo grande per regnare nei piccoli cuori” 
Madre Teresa di Calcutta


  Mi sono spesso domandata che cosa intendesse dire Madre Teresa di Calcutta nel pronunciare queste parole, certo è che quella piccola donna ha visto e toccato con mano la vera e profonda sofferenza umana.



  Il dolore, la sofferenza, hanno sempre accompagnato la vita di ogni essere, non esiste individuo al mondo, dal più piccolo al più grande, che non ha fatto esperienza del dolore nella propria esistenza. Anche il neonato, appena viene alla luce, soffre nell'abbandonare l’utero della propria madre.

  Ma perché si soffre? Perché si prova dolore? In molti, lungo il corso dei secoli, si sono posti questa domanda, provando a capire e a dare risposte.



  Anche “il Buddha”(Gotama – Sakyamuni) dopo essere stato allevato dal padre lontano dalle brutture della vita, in modo che non conoscesse i lati negativi dell’esistenza, fuggendo dal paradiso artificiale in cui era vissuto, conobbe l’aspetto tragico della vita, ed intraprese il cammino, la via per liberarsi dal destino di dolore che sovrasta tutti gli uomini e alla ricerca della verità.

  E così, da sempre, ogni uomo vive nell’illusione che un giorno riuscirà a liberarsi da ogni forma di dolore, anche attraverso mezzi non leciti.

  Non c’è farmacia in ogni città stracolma di gente in attesa, dove prima di arrivare al bancone, bisogna attendere almeno un quarto d’ora, la stessa cosa avviene presso gli studi dei medici di famiglia, l’attesa dura ore! Ogni giorno si sentono notizie in tv di padri che uccidono i figli, mariti che uccidono mogli, figli che uccidono i propri nonni, ma in ogni caso alla base vi è la grande e sofferta esistenza quotidiana, sintetizzata nella parola DEPRESSIONE, che non è altro che l’incapacità di accettare la perdita, i cambiamenti, non si vuole perdere nulla di ciò che si ha (ed è tanto) e ci si nasconde dietro la bugia di aver perso tutto, di non possedere più nulla.

  L’uomo delle caverne dopo la scoperta del fuoco, se non si fosse bruciato, non avrebbe mai conosciuto la doppia natura della sua scoperta, il fuoco, infatti, può essere utilissimo e vitale per la sopravvivenza umana, ma nello stesso tempo, può essergli fatale. Così dall'esperienza negativa il nostro antenato ha iniziato ad usare tutti i più giusti ed adeguati accorgimenti, anche se rudimentali, per ripararsi dalle scottature.

  Da questo elementare esempio è facile comprendere che il dolore, la sofferenza, possono trasformarsi in qualcosa di positivo, essi trovano un senso nella nostra vita, possono essere il punto di svolta e di crescita per ciascun essere.

  Sfuggire al dolore non vivendo appieno ogni momento che la vita ci pone, oppure provare a soffocarlo, a reprimerlo attraverso farmaci, droghe e quant'altro è illusorio, perché prima o poi il dolore si ripresenta, perché la sofferenza fisica non è altro che la manifestazione del dolore dell’anima, che una compressa prima di dormire non riuscirà a sanare.

  Ritornando alla frase di Madre Teresa di Calcutta, forse solo chi ha un grande cuore può vivere il dolore, solo chi accetta che l’altro vada per la propria strada, ama veramente, solo chi di fronte alle sconfitte più grandi assicura lo stesso un sorriso ai propri figli, vive con coraggio, solo chi ha un grande cuore, perché sincero, coraggioso, sfrontato, può comprendere e sopportare il dolore, non potrà perdersi mai.

Namastè


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