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La Scuola di Yoga “Sùrya” nasce nel novembre del 2003 per iniziativa del suo fondatore Ottaviano Fuoco, studioso di cultura indiana ed insegnante di Yoga, come Associazione Sportivo Culturale US ACLI, riconosciuta dal CONI.
La scuola è un centro dove è possibile praticare lo HathaYoga e non solo, possiede una biblioteca ed una Sala da thè. Organizza seminari di Shodo e di Nada Yoga, incontri di studio, concerti, conferenze, approfondimenti sulle discipline orientali.

mercoledì 5 settembre 2012

Il sè che fa se stesso da se stesso


Sono molto ricco ed ho una famiglia meravigliosa, ma per qualche ragione che non so spiegarmi, una decina di anni fa ho cominciato a sentirmi terribilmente solo. Allora ho cominciato a studiare prima una religione, poi un'altra, non sentendo ne gioia ne appagamento. Sono venuto in Giappone per approfondire lo zen e vorrei sapere che cosa ne pensa di questo mio senso di solitudine.”
Le è mai capitato di pensare che il senso di insoddisfazione o di vuoto possa essere dovuto al fatto di ricercare il valore, il fondamento, il riconoscimento della sua esistenza soltanto in cose fuori di lei, come la proprietà, il lavoro, gli affetti? Probabilmente il senso di vuoto che prova viene dal fatto di non aver trovato questo fondamento nella realtà del suo vero sé. In altre parole lei sente un vuoto nella vita perché ha sempre vissuto in rapporto agli altri o alle cose, e non ha mai vissuto il suo vero sé.” (Aprire la mano del pensiero – Kosho Uchiyama)
Martedì 11 settembre riapre la Scuola. La prima attività del nuovo anno sarà zazen (meditazione da seduti), allora il primo post di settembre è dedicato proprio alla meditazione.
Il dialogo iniziale è la conversazione tra un maestro zen e un discepolo. Avete mai provato quel senso di vuoto che il discepolo descrive? Vi siete rivisti nelle parole del maestro, indaffarati a colmare quel senso di vuoto con qualcosa proveniente dall'esterno?
Fare zazen significa vivere la realtà della vita, senza presumere che l'”io” sia determinato dal rapporto con altre persone o cose. Quando entriamo nel mondo dello zen, entriamo nel mondo della pratica dove viviamo la realtà della vita. Il mondo della pratica in effetti non è niente di speciale, ma probabilmente suona poco familiare.
Il significato dello zazen si basa sull'atto stesso dello zazen e dunque la questione di come praticare è fondamentale. Prima di tutto la stanza deve essere il più silenziosa e tranquilla possibile. Né troppo luminosa, né troppo buia, calda d'inverno e fresca d'estate, e principalmente pulitissima. In altre parole bisogna cercare di creare un ambiente quieto e tranquillo dove poter praticare regolarmente. In questo modo creiamo un'atmosfera che aiuta la pratica dello zazen.
Nella pratica sono fondamentali la postura e la respirazione. Per quanto riguarda la postura bisogna sedersi con le gambe incrociate e gli occhi chiusi. La mano destra va portata all’altezza dell’ombelico, aperta e con il palmo rivolto verso l’alto. La mano sinistra, nella stessa identica posizione, si appoggia sulla mano destra; i pollici si toccano.
È importante che la schiena sia dritta; quindi cominciare con il raddrizzare la parte inferiore della schiena, la zona lombare, poi il resto della schiena e il collo. Le orecchie e le spalle devono essere allineate in orizzontale. Le spalle e i gomiti sono rilassati, i gomiti leggermente discostati dal bacino.
A questo punto si comincia a respirare profondamente, con calma, concentrandosi solo sulla posizione del corpo e sul respiro.
Capirete facilmente cosa intendo dire se paragonate la postura dello zazen con la famosa statua di Rodin, Il Pensatore. L'uomo siede incurvato, con le spalle spinte in avanti e il petto incassato, come a voler inseguire le illusioni. Braccia e gambe sono piegate , collo e mani sono piegati e persino le dita dei piedi sono inarcuate. Quando il corpo è così ripiegato e contorto, il flusso sanguigno ed il respiro diventano congestionati; ci perdiamo nelle nostre fantasie e siamo incapaci di liberarcene. Per contro, quando sediamo in zazen, tutto è diritto: busto, schiena, collo e testa. Poiché l'addome poggia comodamente su due gambe saldamente piegate, il sangue circola liberamente verso l'addome e il respiro raggiunge facilmente il tanden. La congestione trova sollievo, l'eccitabilità diminuisce e non abbiamo più bisogno di correre dietro a fantasie e illusioni. Fare uno zazen corretto significa assumere la postura corretta e affidarle tutto.” (Aprire la mano del pensiero – Kosho Uchiyama)
A martedì...
Namastè

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