“Sono molto ricco ed
ho una famiglia meravigliosa, ma per qualche ragione che non so
spiegarmi, una decina di anni fa ho cominciato a sentirmi
terribilmente solo. Allora ho cominciato a studiare prima una
religione, poi un'altra, non sentendo ne gioia ne appagamento. Sono
venuto in Giappone per approfondire lo zen e vorrei sapere che cosa
ne pensa di questo mio senso di solitudine.”
“Le è mai capitato
di pensare che il senso di insoddisfazione o di vuoto possa essere
dovuto al fatto di ricercare il valore, il fondamento, il
riconoscimento della sua esistenza soltanto in cose fuori di lei,
come la proprietà, il lavoro, gli affetti? Probabilmente il senso di
vuoto che prova viene dal fatto di non aver trovato questo fondamento
nella realtà del suo vero sé. In altre parole lei sente un vuoto
nella vita perché ha sempre vissuto in rapporto agli altri o alle
cose, e non ha mai vissuto il suo vero sé.” (Aprire
la mano del pensiero – Kosho Uchiyama)
Martedì
11 settembre riapre la Scuola. La prima attività del nuovo anno sarà
zazen (meditazione da seduti), allora il primo post di settembre è
dedicato proprio alla meditazione.
Il
dialogo iniziale è la conversazione tra un maestro zen e un
discepolo. Avete mai provato quel senso di vuoto che il discepolo
descrive? Vi siete rivisti nelle parole del maestro, indaffarati a
colmare quel senso di vuoto con qualcosa proveniente dall'esterno?
Fare
zazen significa vivere la realtà della vita, senza presumere che
l'”io” sia determinato dal rapporto con altre persone o cose.
Quando entriamo nel mondo dello zen, entriamo nel mondo della pratica
dove viviamo la realtà della vita. Il mondo della pratica in effetti
non è niente di speciale, ma probabilmente suona poco familiare.
Il
significato dello zazen si basa sull'atto stesso dello zazen e dunque
la questione di come praticare è fondamentale. Prima di tutto la
stanza deve essere il più silenziosa e tranquilla possibile. Né
troppo luminosa, né troppo buia, calda d'inverno e fresca d'estate,
e principalmente pulitissima. In altre parole bisogna cercare di
creare un ambiente quieto e tranquillo dove poter praticare
regolarmente. In questo modo creiamo un'atmosfera che aiuta la
pratica dello zazen.
Nella pratica sono
fondamentali la postura e la respirazione. Per quanto riguarda la
postura bisogna sedersi con le gambe incrociate e gli occhi chiusi.
La mano destra va portata all’altezza dell’ombelico, aperta e con
il palmo rivolto verso l’alto. La mano sinistra, nella stessa
identica posizione, si appoggia sulla mano destra; i pollici si
toccano.
È importante che la
schiena sia dritta; quindi cominciare con il raddrizzare la parte
inferiore della schiena, la zona lombare, poi il resto della schiena
e il collo. Le orecchie e le spalle devono essere allineate in
orizzontale. Le spalle e i gomiti sono rilassati, i gomiti
leggermente discostati dal bacino.
A questo punto si
comincia a respirare profondamente, con calma, concentrandosi solo
sulla posizione del corpo e sul respiro.
“Capirete facilmente
cosa intendo dire se paragonate la postura dello zazen con la famosa
statua di Rodin, Il Pensatore. L'uomo siede incurvato, con le spalle
spinte in avanti e il petto incassato, come a voler inseguire le
illusioni. Braccia e gambe sono piegate , collo e mani sono piegati e
persino le dita dei piedi sono inarcuate. Quando il corpo è così
ripiegato e contorto, il flusso sanguigno ed il respiro diventano
congestionati; ci perdiamo nelle nostre fantasie e siamo incapaci di
liberarcene. Per contro, quando sediamo in zazen, tutto è diritto:
busto, schiena, collo e testa. Poiché l'addome poggia comodamente su
due gambe saldamente piegate, il sangue circola liberamente verso
l'addome e il respiro raggiunge facilmente il tanden.
La congestione trova sollievo, l'eccitabilità diminuisce e non
abbiamo più bisogno di correre dietro a fantasie e illusioni. Fare
uno zazen corretto significa assumere la postura corretta e affidarle
tutto.” (Aprire la mano del
pensiero – Kosho Uchiyama)
A martedì...
Namastè
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